Categoria: Notizie

Primi giudizi su Memorie e incontri. Una vita dentro lo spettacolo di Giovanni Antonucci

Primi giudizi su Memorie e incontri. Una vita dentro lo spettacolo di Giovanni Antonucci

Gianfranco Bartalotta, docente di Storia del teatro all’Università RomaTre  e direttore della rivista “Teatro Contemporaneo e Cinema” ha detto: “Un libro necessario e prezioso  che ripercorre tutta la storia teatrale e televisiva del secondo Novecento  e mostra la grande cultura, le capacità critiche e la profondità di analisi dell’autore  che narra, come in un romanzo, la sua vita, i suoi incontri, gli spettacoli prodotti, gli incredibili rapporti umani e professionali, nel corso del suo intenso e lungo viaggio nella cultura. Emblematica e illuminante la citazione finale del libro: “ La passione è l’elemento essenziale, l’autentica dinamo dell’uomo.” (Kierkegaard)

Giuseppe Lazzaro, già Direttore delle Edizioni Studium e saggista: “Il libro è davvero molto bello e ricco di contenuti. La prefazione di  Rocco Familiari è fine e profonda. Rallegramenti vivissimi per questa opera che corona un’attività intensa e feconda.”

Giuseppe Modica, pittore: “La presentazione del libro è stata ricca di presenze importanti e spunti avvincenti”.

Mariano Rigillo, attore: “Interessantissimo libro. E’ un lavoro che onora naturalmente la passione per il teatro, ma è anche testimonianza di un’epoca felice del teatro italiano che tutti rimpiangiamo e auguriamo di ritrovare nelle generazioni  future”.

Carlo Simoni, attore: “Ho letto il libro, è molto bello. Ripercorre parte della nostra vita teatrale. Un clima irrepetibile da tenere caro. Grazie per l’impegno, l’amore per il teatro e la leggerezza della scrittura”.

Paola Quattrini, attrice: “Grazie a nome mio e del Teatro da noi tanto amato”.

 

 

 

 

 

Recensione di Pietrangelo Buttafuoco

Recensione di Pietrangelo Buttafuoco

Lo scrittore e giornalista Pietrangelo Buttafuoco ha recensito il 22 dicembre su ” Libero” il volume Memorie e incontri, appena uscito per Editoria & Spettacolo (pp.254, 20 euro, disponibile su Amazon al link: https://shorturl.at/OQR14)

Scrive Buttafuoco: “Con la storia di oltre cinquant’anni di spettacolo Antonucci restituisce a tutti noi le figure di attori, registi, autori che hanno lasciato un segno nella memoria degli spettatori: da Carmelo Bene al debutto nel Caligola di Camus a Tino Buazzelli  – memorabile Galileo nel dramma di Bertolt Brecht- dalla coppia inimitabile Giorgio Albertazzi e Anna Proclemer ai grandi interpreti del canone pirandelliano, ovvero Romolo Valli e Rossella Falk. C’è Vittorio Gassman – il mattatore – in questo libro in forma di palcoscenico. C’è Mario Scaccia col repertorio di Ettore Petrolini. Ci sono i fratelli Eduardo e Peppino De Filippo e c’è infine Gigi Proietti, ultima fra le grandimaschere. Cinquant’anni di scena anche col cinema di Amedeo Nazzari, Giulietta Masina, Alida Valli, Marcello Mastroianni, Monica Vitti, Gabriele Ferzetti, Lando Buzzanca, che Antonucci ricorda ricreandone -in ognuno – la speciale poetica che fece grande lo schermo italiano. E’ il teatro però con Antonucci a farsi mondo. Il suo stretto rapporto con Peter Brook , Tadeusz Kantor e Marcel Marceau. Ennio Flaiano ebbe a dire di se stesso ” lo spettatore addormentato”, ma Antonucci può ben dirsi “sentinella”, ben vigile con questo libro”.

Il link alla recensione è disponibile qui: https://shorturl.at/fzDX5

Uscita del volume Memorie e incontri. Una vita dentro lo spettacolo

Uscita del volume Memorie e incontri. Una vita dentro lo spettacolo

E’ appena uscito ed è già disponibile su Amazon il nuovo volume di Giovanni Antonucci M, Editoria e Spettacolo, pp.250, euro 20.

E’ un libro di incontri e di ricordi con uomini e donne, italiani e internazionali, di teatro, televisione e
cinema che hanno segnato la storia dello spettacolo. L’autore li ha conosciuti da vicino e talvolta ha lavorato con loro. Fra gli italiani Vittorio Gassman, Marcello
Mastroianni, Giorgio Albertazzi, Romolo Valli, Tino Buazzelli, Mario Scaccia, Franca Valeri, Peppino e Eduardo De Filippo Valeria Moriconi, Rossella Falk, Alberto
Lionello, Gabriele Ferzetti, Giulietta Masina, Alberto Lionello, Alida Valli, Gigi Proietti, Monica Vitti, Lando Buzzanca, Gabriele Lavia, Mariano Rigillo, Nando
Gazzolo, Milena Vukotic, Paola Quattrini, Tullio Solenghi, Umberto Orsini, Maddalena Crippa, Roberto Herlitzka, Ugo Pagliai, Giuseppe Pambieri.

Fra gli stranieri Peter Brook, Julian Beck e Judith Malina, Tadeusz Kantor, Marcel Marceau, Jerzy Grotowski, Robert Wilson, Lluis Pasqual, Peter Hall.

Fra i registi italiani Orazio Costa, Giorgio Strehler, Luca Ronconi, Giorgio De Lullo, Antonio Calenda, Franco Enriquez, Aldo Trionfo.

Memorie e incontri è una full immersion in oltre mezzo secolo di teatro, televisione e cinema, raccontata con gli occhi di un osservatore
che ha fatto suo l’aforisma di Kierkegaard: “ La passione è l’elemento essenziale, l’autentica dinamo degli uomini”.

 

Uscita nuovo libro di Giovanni Antonucci, Vizi (molti) Virtù (poche)

Uscita nuovo libro di Giovanni Antonucci, Vizi (molti) Virtù (poche)

E’ da poco uscito l’ultimo libro di Giovanni Antonucci, Vizi (molti) Virtù (poche), edizione UniversItalia, pp.136 , euro 12.

E’ il terzo di una trilogia di volumi di aforismi, che comprende Bolle di Sapone, uscito nel 2017 per Pagine (pp. 128, euro 14) e Grandi e piccole verità a uso quotidiano, edito nel 2020 da UniversItalia (pp.132 , euro 12).

Vizi (molti) Virtù (poche), aforismi miei e di altri autori antichi e moderni, è l’opera di uno scrittore satirico che cerca la verità smontando i luoghi comuni, le parole d’ordine, gli slogan e le tesi false, ma divulgate come verità rivelate. E’ un libro per lettori intellettualmente liberi, privi di pregiudizi che vogliono scoprire ciò che c’è dietro il pensiero dominante.

Lo scrittore e critico Rocco Familiari ha introdotto il libro con uno scritto illuminante sui tre libri di Giovanni Antonucci in rapporto anche all’intera storia degli aforismi. Familiari scrive, fra l’altro, che:” la cifra dominante di tutte e tre le raccolte è quello che si potrebbe definire “lo stile Antonucci”, un mix di intelligenza vivacissima, cultura raffinata ed eleganza di tratto.

Sono già uscite due recensioni molto positive di Gino Ruozzi, il massimo esperto non solo italiano di aforismi, curatore dei due volumi su questo genere letterario editi nei Merdidiani di Mondadori, e del critico e storico d’arte Gabriele Simongini.

La recensione di Ruozzi è uscita il 13 novembre su Il Sole 24 ore, la recensione  di Simongini è stata pubblicata il 19 novembre su ” Il Tempo”.

Catalogo del Premio italiano di drammaturgia Vallecorsi

Catalogo del Premio italiano di drammaturgia Vallecorsi

Il catalogo del più antico Premio italiano di drammaturgia, il Vallecorsi, nato nel 1949, racconta il ruolo fondamentale di questo premio originale, nato a Pistoia nella fabbrica della Breda. Contemporaneamente, esso è anche un racconto fotografico di tutti i grandi interpreti della scena italiana anch’essi premiati per l’attenzione dimostrata nei confronti della nostra dramaturgia.

E’ un Premio di cui Giovanni Antonucci è stato vincitore con La finzione della vita nel 1995 e poi anni dopo chiamato a far parte della prestigiosa Giuria, composta da attori, registi e critici di primo piano.

 

Uscita del saggio Le regie teatrali di Franco Enriquez in Tv

Uscita del saggio Le regie teatrali di Franco Enriquez in Tv

E’ appena uscito in libreria per le edizioni Cuepress di Imola il volume, curato da Paolo Larici , dal titolo Franco Enriquez e il teatro di regia.

In esso c’è un lungo saggio di Giovanni Antonucci, che, per la prima volta, analizza le regie teatrali di Franco Enriquez in Tv. Regie di grande livello nell’uso del linguaggio televisivo, oltre che di assoluto rilievo sul piano artistico per la scelta dei testi e la qualità delle interpretazioni. Enriquez ha affrontato tutta la maggiore drammaturgia del passato e del presente, da Shakespeare a Goldoni, da Ibsen a George Bernard Shaw, da Garcia Lorca a Hofmannsthal, da Ionesco a Durrenmatt, senza ignorare neppure la commedia brillante-sentimentale del Novecento.

 

Contributo su teatro nel volume Nulla sarà come prima

Contributo su teatro nel volume Nulla sarà come prima

E’ appena uscito il contributo di Giovanni Antonucci sui teatri chiusi per oltre un anno a causa del lockdown, edito da Guida, nel volume Nulla sarà come prima?

Il saggio analizza i gravi danni subiti dal teatro a causa di una chiusura mai avvenuta in Italia neppure durante la Seconda guerra mondiale. Danni non solo economici e sociali per tutti i teatranti, ma che si rifletteranno sulle scelte di repertorio dei prossimi anni. Le compagnie private potranno produrre solo testi con uno , due o al massimo quattro personaggi per evidenti ragioni economiche. I teatri pubblici, lautamente finanziati dallo Stato, invece potranno mettere in scena i classici e più in generale tutto il grande repertorio.

Il volume, curato da Piero Antonio Toma, si avvale di una quarantina circa di contributi di specialisti in ogni ambito della nostra società. Fra essi il biologo Edoardo Boncinelli, il massmediologo Derrick de Kerckhove, coautore di McLuhan , l’italianista Giulio Ferroni, lo storico dell’architettura e dell’arte Cesare de Seta, l’editor Antonio Franchini , la psicologa Maria Francesca Freda, la storica Annunziata Berrino, l’antropologo Valerio Petrarca.

Aggiornamento sulle attività editoriali, giornalistiche, critiche e saggistiche

Aggiornamento sulle attività editoriali, giornalistiche, critiche e saggistiche

L’anno della pandemia non ha fermato l’attività saggistica e critica, ma anche quella online.

Il libro di aforismi Grandi e piccole verità a uso quotidiano, ed. Universitalia , Via di Passolombardo 421 , 00133 Roma , tel.062026342, reperibile anche su Amazon, Ibs , Mondadoristore, LaFeltrinelli, Libreria Universitaria ecc., è stato presentato da remoto in collegamento con associazioni culturali del nord e con la Fuis.

L’importante recensione di Rocco Familiari è stata pubblicata anche in ” Teatro contemporaneo e Cinema”, a.XII , n.38, febbraio, 2021, pp.60-64, con il titolo Gli aforismi di Antonucci , drammaturgo e storico del teatro.

Gino Ruozzi, il più importante studioso non solo italiano degli aforismi , autore dei due fondamentali volumi publicati dai Meridiani Mondadori, ha segnalato il libro nelle pagine culturali della domenica del Sole 24 ore del 14 febbraio 2021,accompagnandolo con questo mio aforisma: ” Il mondo è pieno di gente che vive di ricordi inventati”.

Fra gli interventi di apprezzamento del volume, da remoto o espressi per mail, da segnalare quelli di docenti universitari e studiosi come Francesco Mercadante, Federico Doglio, Angelo Favaro, Linuccia Ghersi, Natale Rossi, ma anche di giornalisti e scrittori come Pietrangelo Buttafuoco e Daniele Capezzone.

Intensa l’attività giornalistica, critica e saggistica sulla rivista di cultura “Teatro contemporaneo e Cinema”, sempre più autorevole e oggi giunta al dodicesimo anno di attività.

Importante è la pubblicazione di lunghe e articolate interviste a grandi personaggi dello spettacolo italiano e internazionale , uscite anni fa sul magazine “Il Settimanale, ma più che mai attuali.

Giulietta Masina : senza Federico non avrei mai fatto cinema (“Teatro contemporaneo e Cinema”, a. X, n. 33 , giugno 2019)

Peppino De Filippo : grande attore e uomo libero (“Teatro contemporaneo e Cinema”, a.XI, n. 34, ottobre 2019).

Un incontro con Monica Vitti (“Teatro contemporaneo e Cinema”, a.XI , n. 35, febbraio 2020)

Marcel Marceau, il mito della pantomima (“Teatro contemporaneo e Cinema”, a.XI , n. 36 , giugno 2020).

Intervista a Peter Brook , un regista geniale (“Teatro contemporaneo e Cinema”, a.XII , n. 37 , ottobre 2020).

Un dialogo con Romolo Valli (“Teatro contemporaneo e Cinema”, a. XII , n. 38, febbraio 2021).

Fra i saggi . D’Annunzio e Mejerchol’d a Parigi (“Teatro contemporaneo e Cinema”, a. X, n. 30, giugno 2018).

La scoperta del teatro di Giuseppe Gioachino Belli (“Teatro contemporaneo e Cinema”, a. X, n. 32, febbraio 2019).

Franco Zeffirelli : talento e cultura al servizio della bellezza (“Teatro contemporaneo e Cinema”, a. X, n. 33, giugno 2019).

Processo a Gesù: il capolavoro di Diego Fabbri (“Teatro contemporaneo e Cinema”, a. XI , n. 35, febbraio 2020).

D’Annunzio drammaturgo, autore minore per un suo recente biografo (“Teatro contemporaneo e Cinema”, a.XI , n.36, giugno 2020 ).

Franca Valeri e il teatro (“Teatro contemporaneo e Cinema”, a. XII, n. 37, ottobre 2020).

Gigi Proietti e Petrolini (“Teatro contemporaneo e Cinema”, a. XII, n. 38, febbraio 2021).

Recensione del volume Grandi e piccole verità ad uso quotidiano a firma di Rocco Familiari

Recensione del volume Grandi e piccole verità ad uso quotidiano a firma di Rocco Familiari

LE GRANDI E PICCOLE VERITA’ A USO QUOTIDIANO DI GIOVANNI ANTONUCCI

di Rocco Familiari

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Credevo impossibile recensire questa seconda raccolta di aforismi di Antonucci, avendo detto tutto quello che potevo, o quasi, sulla prima, Bolle di sapone, edita qualche anno fa da Pagine. Eppure, una volta cominciata la lettura, mi sono accorto che di spazio ce n’era, non soltanto perché sono diversi i “detti memorabili” raccolti sotto il titolo di Grandi e piccole verità a uso quotidiano, ma perché diversa è l’impostazione. Con le Bolle il lettore era costretto a crearsi un proprio itinerario, essendo il metodo scelto dall’autore assai simile a quello descritto dal suo maestro Giovanni Macchia (nella splendida introduzione alla raccolta “I moralisti classici, edita da Garzanti nel 1960) a proposito di un grande scrittore di aforismi, La Bruyère: “non disdegna né la massima, né il ritratto, né l’impressione, né l’osservazione delle immagini artificiali e transitorie e mette tutto insieme senza curarsi del disegno generale”.

In questo nuovo, elegante volume, edito da Universitalia, l’autore si preoccupa invece di fornirci proprio un “disegno generale”, una precisa mappa, avendo egli la pretesa, niente affatto… pretenziosa, di orientare la nostra fruizione. Da qui la scelta di raggruppare gli aforismi, suoi e di altri pensatori, per tema, coerentemente con l’intenzione di un libro che vuole essere un manuale d’“uso quotidiano”, come recita la seconda parte del titolo. Manuale, aggiungerei, per tenere in allenamento il cervello… e, da “massacratore di miti”, per citare ancora Macchia, sfatare una serie di luoghi comuni che infestano, come le erbacce, ogni aspetto del vivere.

Non ho fatto riferimento al grande francesista per caso. La verità è che con questa raccolta Antonucci si iscrive anche lui nella onorata cerchia dei “grandi moralisti”.

E’ abbastanza singolare che, essendo costoro nati “quando si è persa la fiducia nell’uomo” (sempre Macchia), oggi, che quella fiducia non è certo aumentata, ma semmai fortemente diminuita, sembrano scomparsi. Del resto, già Moravia e Zolla, che curarono il sequel di quel fortunato volume (“I moralisti moderni”, sempre nel ’60 e sempre per Garzanti) faticarono a trovare dei nomi che potessero incarnare il modello. Ma forse era sbagliato l’approccio: il moralismo non si fonda, contrariamente a quanto sostengono i due intellettuali (che più diversi non si potrebbe immaginare, lucido e razionale l’uno, cultore di scienze esoteriche l’altro), sul “disprezzo di sé e degli altri.” No, il moralista al massimo prova indignazione, ma, non avendo fiducia nei propri simili, mantiene un atteggiamento cinico, in fondo tollerante, verso gli altri e se stesso. Non pretende infatti di essere migliore, si limita a registrare il peggio. O, come dice ancora Macchia: “si limita a notare la contradditorietà dell’esistere, le luci e le ombre di tutto ciò che ha sotto gli occhi.”

Altrettanto singolare poi che nessuna delle due raccolte ricordate comprenda detti di Nietzsche e che quella dei “Moralisti classici” parta da Machiavelli, escludendo i grandi moralisti antichi (Seneca per esempio).

Il “moralista” Antonucci dà invece al filosofo tedesco, giustamente, lo spazio che merita, pur nell’economia generale di una raccolta che si muove su un amplissimo arco temporale e copre l’intero pianeta culturale, muovendosi disinvoltamente fra diversi livelli. Tanto per esemplificare, si va da Seneca appunto, al “Golia” Abelardo (quanti sanno che “goliardo” significava in origine essere seguace del “Golia” – per forza d’ingegno – Abelardo?) ad Achille Campanile, da Dante a Ceronetti, da Cicerone a De Crescenzo o Trilussa.

Senza mai rinunciare allo stile che gli è proprio anche come commediografo – Antonucci ha alle spalle una prestigiosa carriera, oltre che di docente, saggista e critico, teatrale, letterario e finanche di arte figurativa, ma è pure un affermato autore – e cioè l’uso di un linguaggio colto ed essenziale al tempo stesso, capace però di graffiare quando occorra, pesca nell’immenso serbatoio della sua memoria di studioso e di frequentatore dei generi più disparati, quanto gli serve per lo scopo che si è prefisso: raccogliere suggerimenti preziosi, perle di saggezza, avvertimenti, dichiarazioni d’intenti, comandamenti, che diventano un godibilissimo e imprescindibile baedeker per aiutarci, senza troppi incidenti di percorso, nell’intricato mondo in cui un dio generoso e anche dispettoso ci ha messi a dimora.

Media, Politica, Economia e Finanza, Tecnologia, Scienza, sono i temi della prima parte, Religione, Giustizia, Cultura, Vizi e Virtù, Amore e Sesso, quelli della seconda. Vi è anche un utilissimo indice dei nomi per chi voglia andare… a caccia, sicuro di stanare subito la preda preferita.

Se si riuscisse a introiettarli tutti, sarebbero un formidabile strumento educativo. Ma, come pessimisticamente teme l’autore, citando Cechov: “ci sono mille stupidi per ogni persona intelligente”, per cui è cosciente che il suo sforzo risulterà purtroppo in larga misura vano.

Manca, nell’indice dei nomi, immagino per pudore, quello dello stesso autore, a cui sono da ascrivere molti, e molto efficaci, “detti memorabili”, che non sfigurano affatto accanto a quelli degli scrittori da lui citati.

Io vorrei soffermarmi solo su questi, scegliendoli nelle varie sezioni, con preferenza per quelli che esprimono con più forza l’intento “moralistico” (nell’accezione prima definita) di Antonucci.

Il volume si apre, riportando nella sezione Media una notizia di cronaca in sé non particolarmente eccitante: “pompiere recupera da un tetto un gatto morto che lo graffia al viso”. Lo cito perché esemplificativo di uno dei modi con cui Antonucci fa propri anche detti altrui, aggiungendo cioè una chiosa che fornisce una chiave di lettura del tutto originale, addirittura surreale, come in questo caso, la fulminante domanda: “prima o dopo?” Sembra di sentire echeggiare irresistibile la risata che, dopo un attimo di esitazione, la sapienza “teatrale” di Antonucci sa suscitare.      

In effetti il suo cotè teatrale affiora spesso, come in quest’altro: “la verità nei nostri media: così è (se vi pare).

Folgorante quello che apre la sezione Politica (la più estesa, a ragion veduta, pervadendo essa ogni aspetto dell’esistenza) : “un politico è un politico, due politici sono due politici, mille politici una iattura.” Insiste, per sottolineare la sua non esaltante opinione della politica, soprattutto dei politici, anche qui con un riferimento teatrale: “la commedia di Pirandello ignota a tanti nostri politici: Il piacere dell’onestà.

Geniale il modo in cui, utilizzando una “categoria” teatrale, riesce a far emergere il lato oscuro di una pericolosa corrente filosofica: “Il pensiero unico è un monologo di massa.”

Nella stessa sezione: “Chi semina vento raccoglie spesso voti.”

Citando Ibsen: “Nemici del popolo sono tutti coloro che non accettano il politically correct”.

Con sublime autoironia: “La vanità dei politici è superiore perfino a quella degli intellettuali.”

Con giustificata sufficienza: “Le metafore dei nostri politici sono quasi sempre calcistiche, perché il calcio è l’unica cultura che frequentano.”

Cartello segnaletico che andrebbe appeso in bella vista nei seggi elettorali…: “Coloro che parlano continuamente di bene comune mirano di solito al tuo bene privato.”

Avvertenza per gli ingenui: “Se i politici invocano la meritocrazia, è segno che hanno molti clienti da sistemare.”

Tranchant: “I politici sono bugiardi senza memoria.”

Allargando il campo di osservazione: “Senza radici i popoli, come gli alberi, muoiono”

Neppure l’esordio della sezione Economia e finanza  lascia adito a dubbi: “l’economia è la scienza più inesatta: sbaglia quasi sempre le sue previsioni “, “Gli economisti sono coloro che scoprono le crisi solo dopo che sono scoppiate”.

Ancora: “gli economisti scambiano, spesso e volentieri, le loro opinioni per verità rivelate”.

E la cosa è assai preoccupante dato che: “L’economia, ‘lugubre scienza’, come la definiva Carlyle, è diventata la protagonista delle nostre vite”.

Nella sezione Tecnologia, prevale l’allarme per il futuro dell’umanità: “L’errore della nostra società è credere che la tecnologia non sia un mezzo, ma un fine”. Come dire, Heidegger a Severino condensati in pochi lemmi.

Antonucci ha poca fiducia nella capacità dell’uomo di sottrarsi al dominio della tecnica: “La tirannia digitale crea un mondo di schiavi inconsapevoli”. Tanto più che: “La menzogna ha una forza dirompente quando è sorretta dalla tecnologia”.

Nella sezione Scienza il raffinato intellettuale Antonucci usa gli strumenti di cui dispone per mettere in guardia da facili confusioni: “Lo scientismo è la più opprimente ideologia della nostra epoca. Pretende di spiegare tutto: vita, copula e morte … nasconde che ogni nuova scoperta della scienza apre un nuovo mistero.”

“L’errore è la matrice della conoscenza.” Con formidabile capacità di sintesi, mette insieme un pensiero di Nietzsche e il principio-base della concezione del progresso scientifico di Popper.

Un’esclamazione di sconforto che tutti noi potremmo lasciarci sfuggire: “Che tragedia essere alla mercé degli algoritmi!”

L’autentica religiosità, che non è bigottismo, dell’autore, emerge dai pensieri raccolti nella sezione Religione : “I libri di teologia … sono quasi sempre opera di atei.”

“Le chiese di oggi sembrano garage, autogrill, stazioni di servizio”: qui è il critico d’arte che intuisce la degenerazione del contenuto attraverso quella della forma; così come in quest’altro: “I preti che cantano durante la messa canzoni pop sono l’immagine di una Chiesa che sta perdendo il senso del sacro.”

Nella sezione Giustizia è riportato, giustamente, un pensiero presente anche nella precedente raccolta e che personalmente ritengo esprima il profondo umanesimo dell’autore: “Un giudice non dovrebbe gioire nel condannare, anche quando ha la certezza che l’imputato è colpevole.”

Nella sezione Cultura, la più ampia dopo quella dedicata alla Politica, non certo perché subordinata a essa, ma perché la politica condiziona, purtroppo, tutto il resto, affiora la malinconia dell’intellettuale di fronte alla “perdita di senso” dell’arte contemporanea e all’impoverimento culturale generale: “La nostra è una cultura a perdere, non a costruire”; “L’arte contemporanea la si giudica dal prezzo, non dalla qualità.” Antonucci fa proprie la meritorie battaglie di uno dei pochi critici non subordinati al perverso intreccio delle tre “M”: Mercato-Musei-Massmedia, Jean Clair (e anche, a onor del vero, del nostro Sgarbi). Se viene in mente subito il titolo del famoso film di Fritz Lang, è un collegamento giustificato: quel mostruoso intreccio di interessi sta letteralmente “assassinando” (“M” stava per Mörder, assassino cioè), l’arte contemporanea, diventata sempre più, salvo rare eccezioni, un semplice, effimero, evento mediatico. D’altra parte è un effetto obbligato del fatto che: “La cultura di massa sfocia spesso e volentieri nell’ignoranza”.

Il volume si conclude con la sezione più dichiaratamente moralistica, Vizi e Virtù, ma anche qui Antonucci sa conciliare il tono solenne (alla Sarastro…) con il tocco leggero, o lo sberleffo: “Un uomo è  un uomo  quando è tale”, “La moda è tutto, il gusto nulla”, “Il cretino di oggi è più nocivo perché è un cretino collettivo.”

Il pensiero malinconico che conclude il “Breviario” o “Massimario” di Giovanni Antonucci è anche un accorato appello e, ne sono certo, l’espressione del suo più profondo sentire: “Non amare è la peggiore sventura che possa capitare a un essere umano.”

E’ la chiusa di un sapiente, di un umanista che, in quanto tale, è necessariamente un essere capace di amare.

Rocco Familiari

Nuovo libro di Giovanni Antonucci

Nuovo libro di Giovanni Antonucci

Grandi e piccole verità a uso quotidiano
Grandi e piccole verità a uso quotidiano

E’ appena uscito per le edizioni di UniversItalia (Via Passolombardo 421, 00133 Roma, tel 06 2026342, email: editoria@universitaliasrl.it) il mio ultimo libro Grandi e piccole verità a uso quotidiano.

Un libro per lettori senza pregiudizi e senza moralismi, che vuole scoprire dietro le frasi fatte e i luoghi comuni  grandi e piccole verità. Giovanni Antonucci, uomo di teatro oltre che  docente di Storia del teatro e critico, guarda lo spettacolo della vita con ironia e umorismo, ma spesso anche con spirito satirico. E’ il suo secondo libro di questo genere dopo Bolle di sapone, edito da Pagine nel 2017.